Camilla 

ed       i  suoi amici  

Laura     racconta    

 

 

Fece un salto, opplà! Non calpestava mai gli scalini che portavano al giardino della casa al mare. Ogni volta Camilla faceva un salto diverso: in avanti, ad occhi chiusi, con piroetta o all’indietro ed atterrava sul soffice manto erboso. Era uno dei suoi giochi preferiti. Le cicale cantavano sugli alberi, il sole abbagliava la vista e Camilla, sdraiata sul prato, sentiva bruciare la pelle. Mamma e papà stavano riposando. Camilla era annoiata. Voleva andare al mare, ma la mamma sosteneva che era ancora troppo presto. Non c’erano bambini nelle case vicine “Solo «grandi» che a quest’ora sono sempre stanchi” pensò. Se almeno il papà le avesse comprato quel gioco nuovo per il computer, che avevano visto la mattina al centro commerciale, avrebbe potuto divertirsi un po’. Ma il papà non aveva voluto accontentarla.Si arrabbiò ancora di più. Dal momento che lui era stato così cattivo, non si sentì in colpa quando entrò in casa in punta di piedi e prese il cellulare che giaceva addormentato sul tavolo di cucina.Mentre saltava ad occhi chiusi gli scalini, pensò che telefonare alla sua compagna di banco era proprio una buon’idea.Marina era in montagna con i genitori, gli zii e la cugina. Quando Marina, eccitatissima, raccontò a Camilla tutto quello che la mamma ed il papà avevano comprato a Livigno – dove non c’era l’i.v.a. come a casa loro – Camilla sentì le sue mani che stringevano il telefono, ma Marina continuò: “…e un computer nuovo e tanti giochi, una telecamera per riprendere i miei saggi di danza e una macchina fotografica tutta per me!”Camilla concluse che i suoi genitori non le volevano bene quanto quelli di Marina. Avrebbe voluto essere sorella di Marina per avere una mamma ed un papà migliori che l’avrebbero portata d’inverno a sciare, a danza tre volte la settimana e che avrebbero affittato Mac Donald per festeggiare il compleanno.I suoi genitori, invece, le permettevano di invitare dieci bambini al suo compleanno perché la casa era piccola e la mamma faceva sempre quei panini al prosciutto che non erano buoni quanto quelli di Mac Donald. Lei proprio non capiva perché non potevano andare ad abitare in una casa più grande e risolvere così tutti i problemi.Poi sentì una voce.Dietro il cancello del giardino, un bambino la chiamava agitando il braccio sinistro. Camilla si avvicinò e vide che il bambino aveva solo quel braccio. Ebbe paura; ma lui le sorrideva. In mano stringeva un blocco e dei pennarelli. Entrò.Disegnò una cosa che sembrava una roulotte; disse che era la sua nuova dimora. Tracciò l’immagine della casa dove abitava precedentemente, quella al di là del mare: c’era un vialetto in pietra che portava al giardino, ma i muri erano rotti e la mamma era sdraiata sul prato con una macchia rossa che le imbrattava la testa e l’erba vicina. Anche il bambino accanto a lei aveva una chiazza rossa sul braccio destro. Raccontò a Camilla che una signora con il camice bianco ed il cartellino con la foto ed il nome sul petto, gli aveva regalato uno zainetto perché a settembre sarebbe andato a scuola. Glielo mostrò, orgoglioso e fiero riponendo con cura anche il blocco ed i pennarelli. I suoi occhi brillavano di gioia.“Posso giocare con voi?” chiese la ragazzina che indossava una minigonna ed una maglietta così corta da lasciarle scoperta la pancia. Si muoveva come Jessica di Roger Rabbitt, ma il suo corpo era quello di una bambina dell’età di Camilla. I suoi occhi erano neri come i lunghi e lisci capelli che le coprivano una parte del volto. In mano teneva Barbie e Ken.

Entrò.Raccontò di avere tanti fratelli ed una madre sempre stanca e malata. Prese la Barbie e disse: “Adesso deve andare al mercato e poi preparerà la cena; ma non ha soldi.”Camilla disse che avrebbe potuto chiederli alla mamma, ma la ragazzina le rispose che sua madre non li aveva.Prese la Barbie, l’avvicinò a Ken, e i due si abbracciarono e si accarezzarono il viso ed i capelli. Mentre faceva questo spiegò: “Nella mia isola, vengono in vacanza tanti uomini. Si sentono soli perché non c’è una donna con loro. Con una carezza loro sono felici e ti danno i soldi.” “Io guadagno i soldi come la mamma ed il papà!” disse il bimbo, con gli occhi a mandorla, che stava entrando dal cancello. “Facciamo le borse per tutto il giorno ed io sono più veloce di mio fratello!”

Camilla e gli altri bambini si misero a giocare a nascondino; poi si rincorsero nel prato e giocarono a pallone. Infine, stanchi, si sdraiarono sul prato.“Svegliati! E’ ora di andare al mare!” disse la mamma.Camilla aprì gli occhi e si guardò attorno smarrita: non c’era nessuno.Era solo un sogno, in realtà non aveva giocato con quei bambini stranieri, eppure si sentiva serena e felice.Entrò in casa per mettersi il costume ed il papà si avviò verso il cancello per mettere in macchina ombrellone e sdraio.

Camilla lo vide tornare in dietro con una strana espressione sul volto.

“Sono tuoi questi disegni e questa Barbie?” le chiese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Attenzione:riproduzione non consentita.

HOME07.gif (7826 byte)